Storytelling

30 APRILE 2015

#LdbStorytelling: Documentaria 02

Sessantaquattresima storia per la rubrica #LdbStorytelling!

E’ la volta di Documentaria 02, il percorso di apprendimento sulla fotografia documentaria, con uno specifico focus sull’editoria, che continua e completa il Laboratorio dal Basso omonimo realizzato durante la prima edizione del bando. Svoltosi dal dal 23 al 31 gennaio presso l’Ex Palazzo delle Poste e il Fortino di Sant’Antonio a Bari, il Laboratorio è stato suddiviso in seminari e workshop, tenuti da docenti di grande caratura a livello internazionale, spaziando dalla costruzione di un progetto fotografico ed editoriale alla divulgazione dello stesso.

Ne è nato uno scambio a più voci, che ha coinvolto non solo i docenti e i chi presentava i propri progetti, ma anche il pubblico, nell’ottica di uno scambio di esperienza non solo “verticale”, ma anche “orizzontale”” racconta l’associazione proponente LAB-Laboratorio di Fotografia di Architettura e Paesaggio, e narra il successo dell’iniziativa in un’interessante relazione riportata di seguito.

Buona lettura e alla prossima storia!

 

Anche per questa edizione di Documentaria, come per la precedente, ci ponevamo l’obiettivo di introdurre il pubblico a temi ed esperienze inedite per il contesto locale. Lo sforzo di avvicinare quest’ultimo alla scena internazionale, di sprovincializzarlo e rinnovarlo, ci ha guidato anche quest’anno nella scelta dei docenti e dei temi trattati. Gli ospiti di questa edizione, Bialobrzeski, Badger, Morat e Milella rappresentano delle eccellenze che siamo stati ben lieti di ospitare.

Badger ha affrontato alcuni dei temi portanti della sua attività di critico, riferendosi tanto ai suoi lavori passati più noti, in primis a “The pleasure of good photographs”, tanto alla sua nuova fatica, di prossima pubblicazione presso l’importante editore Phaidon, sulla rappresentazione del corpo umano nella storia della fotografia, del quale ha riservato un’anteprima al pubblico barese. Badger ha fatto comprendere, riteniamo, cosa significhi saper leggere un’immagine e cosa significhi la nozione di progetto fotografico.

Bialobrzeski e Milella, nelle loro lezioni, hanno raccontato, la propria vicenda artistica e professionale. Pur nella diversità dei loro approcci, entrambi hanno mostrato che la pratica fotografica è tanto più robusta quanto più forte è la consapevolezza del linguaggio fotografico che la sorregge.

Il gallerista tedesco Robert Morat, invece, ha affrontato argomenti del tutto inediti per il contesto locale. Ci ha parlato dei  principi basilari che e le problematiche che presiedono al lavoro di gallerista in ambito fotografico, spiegando , ad esempio, cosa regola i prezzi delle opere, perché è importante la specializzazione, cosa sono e come funzionano le fiere ecc. Anche Morat ha fatto leva sulla propria esperienza personale, descrivendo il percorso che ha consentito alle sue due gallerie di Amburgo e Berlino di divenire tra le più apprezzate in Europa.

Un ruolo molto importante hanno poi svolto i project work del sabato. I partecipanti, selezionati in base ad una call hanno potuto, nel caso della lettura di Badger, comprendere le possibilità di evoluzione dei propri progetti in vista, soprattutto nell’ottica della loro pubblicazione in forma di libro fotografico. Bialobrzeski, Morat e Milella, hanno dato vita ad un project work basato su una formula innovativa per il contesto locale. Infatti, all’interno del Fortino di Sant’Antonio di Bari sono state allestite quattro “postazioni” con dei tavoli sui quali, a turno, i partecipanti hanno avuto la possibilità di “esporre” i propri progetti.I docenti, transitavano poi, insieme al pubblico, tra i tavoli, “leggendo” i diversi progetti. Ne è nato uno scambio a più voci, che ha coinvolto non solo i docenti e chi presentava i propri progetti, ma anche il pubblico, nell’ottica di uno scambio di esperienza non solo “verticale”, ma anche “orizzontale”.

Un’ultima notazione vorremmo infine farla sul pubblico, in gran parte giovane, che ha partecipato numeroso e con una concentrazione ed un’attenzione che ha colpito anche i docenti stranieri.

 

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