Storytelling

22 APRILE 2015

#LdbStorytelling: Asola, non verba!

Sessantaduesima storia per la rubrica #LdbStorytelling!

A raccontare l’esperienza di Asola, non verba!, il primo Laboratorio dal Basso interamente dedicato alla moda e alla sua imprenditorialità svoltosi dal 23 gennaio al 9 febbraio 2015 alle Officine Cantelmo di Lecce, sono i ragazzi di VinOled srl e Con Un po’ di Margarita, proponenti dell’originale percorso formativo.

Il Laboratorio, di fatto, si è tradotto in occasione per illustrare concretamente come un’impresa nel campo della moda possa diventare sinonimo di successo, realizzando un brand che possa trovare una giusta collocazione nel mercato, attraverso quattro storie d’ispirazione dettagliatamente descritte nel racconto di seguito. Inoltre, l’iniziativa continua ad avere i suoi frutti, come testimonia il video a margine del racconto.

Buona lettura e visione. Alla prossima storia!

Oggi Asola non verba è una storia di un laboratorio sulla moda

Nasce dalla passione di un gruppo di ragazzi per il bello oltre lo stile. Da una semplice chiacchierata Vanessa, Raffaella, Francesca, Silvia e Giorgio passano alla sua realizzazione, grazie al supporto e al contributo dell’Agenzia Regionale pugliese per la Tecnologia e l’Innovazione, attraverso il programma “Laboratori dal Basso”.

Servono metri di tessuto e bottoni che riescano a tenere stretti un’arancia con lo “sgarzillo” della tradizione sartoriale napoletana. Proprio come gli antichi latini insegnavano: Facta, non verba, ma in chiave fashion, Asola, non verba! è stato un laboratorio che ha raccontato concretamente come un’impresa nel campo della moda possa diventare sinonimo di successo: quali sono i primi passi per rendere un prodotto innovativo e quelli successivi per la realizzazione di un brand che possa trovare una giusta collocazione sul mercato. Soprattutto abbiamo comunicato che con forza, determinazione e tanta passione un’idea può trasformarsi in bene materiale e immateriale. Le difficoltà ci sono e sono tante, ma il nostro territorio ha bisogno di nuova linfa e non c’è cambiamento senza rischio. Le soddisfazioni arriveranno…

“Non aver paura di raccontare un progetto e non limitarti a parlarne, realizzalo!”

Il giorno del taglio del nastro è il 23 gennaio 2015, trascorso con fervorosa partecipazione presso le Officine Cantelmo di Lecce. La prima giornata del Laboratorio dal Basso -­‐ Asola Non Verba ha avuto come relatrice Adriana Santanocito, imprenditrice siciliana fondatrice di Orange Fiber insieme alla sua socia Enrica Arena. Orange Fiber è una start up innovativa che unisce con sensazionale creatività la moda alla chimica, brevettando il riutilizzo degli scarti industriali degli agrumi per ottenere tessuti multivitaminici che arricchiscono il settore del fashion con un tassello di sorprendente innovazione. Nello    specifico, Orange Fiber mira a riutilizzare le oltre 700.000 tonnellate di sottoprodotto che l’industria di trasformazione agrumicola italiana produce annualmente, trasformandole in un tessuto sostenibile che funzioni come una crema cosmetica e vitaminica da indossare.

Con uno stile espositivo squisitamente interattivo, Adriana ha narrato i momenti principali della sua esperienza partendo dall’identificazione dell’idea geniale e procedendo con la sua trasformazione in un progetto concreto. Un’idea è preziosa se porta benessere, se migliora lo stile di vita delle persone, e se sostiene l’ambiente. I passaggi immediatamente successivi sono quelli di individuarne la fattibilità ed i finanziamenti, costituire l’azienda ed un prototipo, definendo un modello di business ed infine un programma di comunicazione e di analisi del mercato.

La seconda parte del laboratorio ha coinvolto tutti i presenti con un workshop in cui si poteva dare spazio alla creatività in gruppo ed adornarla con una strategia di presentazione finale. Sono stati ideati ciondoli emozionali, occhiali agenda, una sartoria online di immediata operatività e pantaloni alla caffeina curativi e snellenti per le donne. È stato uno scambio mutuale di trovate bizzarre e di esperienze individuali, un crescendo di partecipazione e coinvolgimento da parte di chi all’inizio aveva esordito timidamente dicendo: “io non ho idee”.

Adriana ci racconta: “È stata una sorpresa vedere come i ragazzi si siano appassionati gradualmente alla mia storia e in seguito si siano messi in gioco durante il workshop immaginando di creare una vera impresa. Spero che la mia storia e i miei consigli siano d’aiuto per la realizzazione di altre idee innovative”. Nessuno può copiare l’estro e la creatività, insita negli italiani.

E’ la storia di una passione quella raccontata da Fabio Attanasio, durante la seconda giornata del Laboratorio Asola, non verba!

Studente di Giurisprudenza, ma amante dell’antica arte della sartoria, durante i suoi studi Fabio decide che l’avvocatura non sarà il suo futuro, che i codici di diritto non sono quello che realmente lo appassionano. Decide allora di trascorrere il suo tempo nelle botteghe sartoriali, dove il lavoro delle sapienti mani degli artigiani si svolge in un religioso silenzio. “Sono stato in tantissime sartorie”, ci dice Fabio, “e nelle sartorie c’è sempre un gran silenzio, perché l’ago che cuce il tessuto è infilato con le mani”.

Il grande entusiasmo e la voglia di raccontare di un mondo artigiano che, ai giorni nostri, sembra aver perso quella magia e quel significato che aveva un tempo, lo spingono a fondare “The Bespoke Dudes”, blog dove dà voce ad un intero ambiente di “nicchia”, che rende unico il nostro Made in Italy.

Inizialmente non è mancata qualche difficoltà, data l’iniziale diffidenza con cui Fabio era accolto dai grandi maestri dell’arte sartoriale; ma con perseveranza, costanza e fame di conoscenza è riuscito ad aprirsi un varco nelle loro botteghe e da quelle botteghe, poi, non ne è uscito più.  Oggi “The Bespoke Dudes” è diventato di fama e pregio internazionale, grazie alla sua capacità di aprire un mercato di interesse che non si limita alla sola penisola italiana, ma che spazia  tra Inghilterra, Russia e Spagna. Il nome Bespoke, deriva da un concetto molto preciso di fare sartoria, ed è legato alla capacità, da parte del sarto, di cucire addosso l’abito, senza alcun utilizzo di cartamodelli, realizzando, quindi un capo di abbigliamento unico e  perfettamente conforme alla richiesta del cliente. L’abito nasce e si plasma dalla mano sapiente dell’artigiano.

L’intervento si è svolto nelle sale delle Officine Cantelmo, dove studenti, designers e appassionati di moda, artigianalità e Made in Italy, hanno partecipato con attento interesse, non facendo mancare i momenti di confronto e condivisione delle proprie opinioni, ad un ospite sempre disponibile a raccontare le proprie esperienze ed elargire i propri consigli.

La giornata si è conclusa con un pratico esempio di differenti realizzazioni sartoriali; Fabio ha raccontato, nello specifico, la diversa realizzazione di una giacca sartoriale milanese da quella napoletana, e le curiosità non sono certo mancate.

If you don’t built your dream, someone will hire you to help build theirs

Parte così l’intervento di Fabio Attanasio e sembra essere proprio questo uno degli insegnamenti che ci ha lasciato durante questa interessantissima giornata.

Se non costruisci il tuo sogno, qualcuno ti assumerà per aiutarlo a costruire il suo”.

Siate sempre creativi, cercate qualcosa che vi appassioni veramente e andate avanti per renderla possibile, solo la vostra passione e le competenze possono permettervi di realizzare un sogno. Le giuste note della moda.

La terza giornata del laboratorio Asola, non verba! ha avuto come  protagonista Alessandra Chiara Guffanti, presidente dell’associazione Sistema Moda Italia, membro di Assolombarda, sia VP del gruppo giovani con delega all’ internazionalizzazione sia consigliere della sezione Piccola Impresa e responsabile dell’internazionalizzazione dello Showroom Guffanti, con particolare interesse per i mercati dell’ex URSS e Asia. Inizia ad appassionarsi al mondo del tessile sin da subito, dopo la sua laurea in Giurisprudenza. Successivamente decide di trasferirsi a Roma, dove avvia il progetto di espansione della sua azienda in tutto il centro-sud.

L’internazionalizzazione inizia nel 2008, quando Alessandra Guffanti inizia a viaggiare, toccando 49 città nell’area dell’ex URSS e costruisce una grande squadra, fatta di solide collaborazioni e realizzando ottimi risultati in termini di fatturato. L’entusiasmo di Alessandra ha coinvolto attivamente il pubblico presente in sala. Si è parlato non soltanto di come portare un brand ad affrontare una commercializzazione globale, ma anche di come realizzare un nuovo progetto in campo tessile, quali nuove strade intraprendere e come reinterpretare un mercato già saturo.

La moda è un po’ come la musica, tutte le note sono già state formulate; tutto sta nell’interpretazione, nel come modulare quella stessa musica.

Con Alessandra abbiamo viaggiato virtualmente attorno al mondo, passando in rassegna i dettami di mercato di ciascun Paese. Ci ha descritto molte delle norme, spesso non scritte, legate alla cultura, agli usi e ai costumi dei partner commerciali con i quali si devono intraprendere rapporti di distribuzione. Il suo essere polistrumentista ha trascinato la nostra vision verso nuove prospettive. Ci ha insegnato a reinterpretare le note di un mondo, quello del tessile, che è in continua evoluzione. Tutto sta nel riuscire a modulare ed intonarne le giuste tonalità.

Gianni Calignano e il fascino della moda Made in Salento

La quarta e ultima giornata del Laboratorio Asola, Non Verba! si è conclusa  con Gianni Calignano, famosissimo stilista neretino di fama internazionale, che ha scelto il Salento come sua dimora di creatività. Gianni Calignano si diploma alla scuola d’Arte e prosegue la sua formazione frequentando il corso di scenografia presso l’Accademia delle Belle Arti di Lecce. La prima collezione risale al 1986 e dopo il suo grande successo, lo stilista apre una maison di alta moda nella città natale. L’estro creativo, l’originalità, la passione trasferite in ogni suo abito hanno ammaliato il pubblico. I grandi nomi della moda si sono resi conto, sin da subito, delle capacità dello stilista; viene ricercato sulle grandi passerelle internazionali, e la città di Parigi, ben presto accoglierà una sua collezione. Lo stile Made in Salento diventa il protagonista, il manierismo delle lavorazioni risiede anche nella manodopera d’eccellenza, la storia di una artigianalità che non ha eguali e che trova le sue profonde radici nella terra salentina; le luci, i colori, gli odori tutto crea ispirazione. Nonostante il lavoro e gli impegni lo abbiamo spesso costretto a viaggiare continuamente e a spostarsi con una valigia sempre pronta, la voglia di tornare a casa non ha mai abbandonato Gianni Calignano. Lui ha preferito continuare ad assaporare la bellezza di una passeggiata invernale in riva al mare con un amico, piuttosto che sottostare alle rigide regole di un mercato della moda, che lo avrebbe costretto a vivere in una fredda città del nord. Tutto ciò possiamo notarlo nelle sue collezioni, sempre legate in qualche modo al territorio salentino, che ha affascinato e continua a conquistare per la spettacolarità dei suoi luoghi.

La commercializzazione della Maison si apre a nuovi mercati esteri, entrando incontatto con culture profondamente diverse dalla nostra, come quella araba. Lo stilista si è fatto ambasciatore, in mondi e culture differenti, di un’eleganza senza tempo, che ha come scopo quello di permettere a una donna di vivere il proprio sogno. Le curiosità della platea lo hanno portato a raccontare l’importanza del cogliere al volo il treno delle sei del mattino o dell’ultimo volo della giornata per tornare a casa. I ragazzi lo hanno spinto nel racconto della scelta del tessuto, passaggio essenziale del sogno della donna che un giorno indosserà. Nonostante questo, e nonostante la sua grande fama internazionale, l’insegnamento più grande che continuava a ripetere durante il suo intervento era la necessità di rimanere sempre legati a qualcosa, alle proprie origini, al proprio punto di partenza. Lo stilista deve essere una persona umile: così comprenderà quello che in pochi riescono a raggiungere.

Questo è stato il nostro percorso. Domande, curiosità, dibattiti, trasferte, cene e chiacchierate hanno fortemente caratterizzato Asola non verba. Ora è giunto il momento di rilanciare: abbiamo preso in prestito il triangolo “at work” e stiamo ponendo le basi perché diventi un laboratorio permanente di lavoro ben fatto.

 

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